A Uttargaya, ormai da mesi, le regolari lezioni non si tengono causa pandemia. Questa sta di nuovo diffondendosi in Nepal, dopo un periodo di calo, non diversamente da come ha fatto in tutta Europa, ma con fondi e possibilità di gestirla ben diversi. Ciò non ha fermato, per un bel po’, la formazione, che sta tenendosi presso dei “learning centers”, piccoli centri di apprendimento situati nei vari villaggi che compongono il bacino dell’istituto. In questi gli insegnanti stanno cercando di portare avanti l’istruzione dei giovani, fra mille difficoltà. Una di queste sono i periodi di maggiore contagiosità, che portano al blocco totale dei movimenti e contatti (ci sono già stati periodi in cui anche i learning centers sono stati chiusi), e l’altra sono i costi: infatti, la scuola non sta ricevendo, data l’ufficiale chiusura, alcuna retta dagli studenti; quindi i docenti sono in arretrato sugli stipendi, e mantenere i bambini ospiti di UPESS in maniera permanente (chi perché orfano, chi perché proveniente da situazioni troppo difficili) è sempre più complicato.
Ma non ci sono solo brutte notizie da raccontare:
I lavori per dare ai bambini e ragazzi di Uttargaya una scuola sicura stanno proseguendo alacremente.
Infatti, il Covid19 non impedisce ai lavoratori di proseguire nella ricostruzione delle quattro aule del Blocco A; anche nei periodi di lockdown i lavori possono proseguire, solo si allungano i tempi di fornitura dei materiali.
In questi mesi, fatte le fondamenta, è stata completata la struttura dell’edificio: pilastri, travi, muri, porte, finestre sono stati eretti, ed è stato costruito il solaio in cemento rinforzato per il tetto. Quando finirà di asciugare il cemento e sarà disponibile la struttura di supporto, i lavori riprenderanno grazie ai contributi che El Comedor e Otto per Mille della Chiesa Valdese stanno fornendo.
Difficilmente le nostre missioni di monitoraggio e di formazione su tematiche di terremoto ed evacuazione, previste per l’autunno, potranno tenersi quando programmate, ma speriamo di poterle recuperare in un secondo momento, per valutare i futuri interventi necessari e far sì che la sicurezza degli studenti passi da una scuola sicura e da un’educazione corretta.