La montagna ha partorito il topolino: nella prima operazione di identificazione in mare dei migranti (14 Ottobre), solo 16 sono stati trasferiti sulla nave militare Libra per essere condotti in Albania. 4 sono stati in seguito identificati come minori e riportati in Italia.
Qualche giorno dopo (17 Ottobre) il Tribunale di Roma ha ordinato il rientro in Italia di tutti gli altri migranti in quanto sono stati violati diritti umani fondamentali
Secondo l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione: «È una giornata storica […]. Questa decisione rappresenta una bocciatura a tutti gli effetti dell’ operazione Albania».
I migranti trasferiti in Albania erano infatti egiziani e bengalesi, cioè provenivano da paesi che l’Italia considera “sicuri”, mentre una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea stabilisce che non possono essere considerati “sicuri” quei Paesi che non lo sono per tutti e su tutto il territorio. L’Egitto e il Bangladesh sono tra questi.
Il provvedimento del tribunale di Roma, in aperto contrasto con le decisioni governative, non fa altro che applicare la sentenza della Corte Europea.
Eppure, il ministro della Giustizia Nordio accusa la magistratura di aver «esondato dai propri poteri» e considera «abnorme» la sentenza del Tribunale di Roma.
Di fronte a queste affermazioni non possiamo non chiederci quale sia il destino dello stato di diritto nel nostro Paese.