Il pane e le rose: Paréa Lesvos

Il breve tratto di mare tra l’isola di Lesbo e la costa turca viene molto frequentemente percorso da imbarcazioni di fortuna che trasportano migranti. Molti di loro sono però costretti a ripercorrerlo in senso contrario a causa dei respingimenti in mare aperto da parte della guardia costiera greca: a volte le imbarcazioni vengono portate in acque turche e lì abbandonate; altre volte vengono trainate fino alla costa ma è successo spesso che, durante queste operazioni, si siano capovolte e che molti migranti abbiano purtroppo perso la vita.

Chi riesce invece a sbarcare a Lesbo o nelle isole vicine può rimanere lì bloccato per mesi, in attesa che la propria pratica venga sbrigata. Per mesi reclusi in campi chiusi e controllati, costretti a vivere in container che d’estate si surriscaldano, spesso con acqua non potabile e senza alcuna assistenza medica.

Per fortuna quello che non fa lo stato lo fa a Lesbo una rete di associazioni che si è costituita, sotto la guida della ONG tedesca Europe Cares, per fornire pasti, bevande, assistenza legale e psicologica ai migranti. La struttura che ospita le associazioni si chiama Paréa Lesvos, ovvero “Comunità di Lesbo” (davvero un bel nome!) e chiunque, nessuno escluso, vi è ammesso.

Oltre ai servizi essenziali, a Paréa Lesvos si può ascoltare musica, ballare, fare giochi da tavolo e dipingere. Nello Women Space si può lavorare all’uncinetto, cucinare piatti tipici, fare braccialetti e collane. C’è un servizio lavanderia attivo tutti i giorni e un barbiere sempre a disposizione. Nello spazio esterno si può giocare a pallavolo e pallacanestro.

Insomma, il pane, sì, ma anche le rose!

Perché a Paréa Lesvos i migranti non sono più il numero di una pratica, ma persone a cui viene riconosciuto non solo il diritto all’assistenza ma anche quello ad un minimo di serenità: diciamo pure, il diritto al sorriso.

Per saperne di più, visitate il sito https://www.europecares.org/parea

Foto di ANNALISA IOTTI