Ho deciso di partecipare al bando per il Servizio Civile Universale perché sentivo il bisogno di uscire dalla mia comfort zone: per questo motivo ho scelto il progetto che El Comedor Giordano Liva proponeva.
L’inizio è stato un pò burrascoso: il subentro dell’ultimo minuto, la formazione in presenza a Napoli, tantissime domande che mi frullavano per la testa: “Sarò in grado di fare tutto questo?”, “Mi troverò bene?”, “Cosa devo aspettarmi da questa esperienza?”.
Proprio il primo giorno, con qualche dubbio in testa, ricordo che la giornata si è conclusa con la domanda “Ti va di darci una mano alla scuola di italiano per persone migranti?”. Senza pensarci troppo ho subito risposto: “Sì, certo!” ma in realtà non sapevo ancora bene cosa mi sarei dovuta aspettare. Ad oggi posso dire che è il progetto che mi mancherà di più. Così ho potuto frequentare Lo Zaino del Maestro, un corso di formazione per la didattica della L2, che per me è stato utilissimo. Piano piano, stando a fianco alle altre volontarie e agli altri volontari, affiancandoli durante le attività, facevo tesoro dei loro insegnamenti. Sin da subito ho percepito un forte senso di comunità. Questo l’ho visto non solo nell’attività di insegnamento ma giorno per giorno, ogni mattina, quando entravo in sede, vedevo sempre di più crescere una piccola realtà che, in fondo, così piccola non è.
Il nostro progetto, “Territori e Corpi Sacrificabili” era incentrato sulle migrazioni climatiche e prevedeva la pubblicazione di articoli, podcast e laboratori sul tema.
Durante i primi mesi ho iniziato a documentarmi su temi così complessi e delicati come le migrazioni ambientali, la giustizia climatica, la relazione tra conflitto e migrazioni ma soprattutto l’eco-attivismo. Questo mi ha portata a riflettere e fare delle scelte anche di natura personale. Non lo sapevo ancora, ma dentro di me qualcosa stava già cambiando.
Dopo la pubblicazione di articoli e podcast, nella seconda parte del mio Servizio Civile ci siamo concentrate sull’organizzazione di alcuni laboratori nelle scuole che avevano come focus la riflessione circa questi temi.
Sento di dover ringraziare la mia collega Martina, con cui ho stretto un rapporto di complicità che sono sicura continuerà anche al termine di questa esperienza, giunta quasi alla fine: con lei ho condiviso l’intera esperienza, gli spazi, i viaggi a Roma, le pause caffè. Con Giulia di Un Ponte Per, abbiamo invece lavorato insieme all’organizzazione dei laboratori, la ringrazio per il suo prezioso contributo ma anche per aver arricchito questa esperienza con la sua sensibilità e delicatezza.
Infine, ma non meno importante, ringrazio moltissimo Chiara, responsabile dei progetti di cooperazione internazionale che, insieme a Nicola, coordinatore della scuola di italiano per migranti, e Maria Pia, presidentessa dell’associazione, costituiscono il cuore pulsante di questa realtà che mi ha aiutata molto a crescere.