L’igiene, l’accesso all’acqua e la sua potabilizzazione (WASH) sono tematiche su cui El Comedor Giordano Liva lavora in Nepal da diversi anni. In particolare, con il supporto di esperte locali e di NGO nepalesi, abbiamo avviato un lavoro di raccolta e analisi dati per incrementare l’efficacia della nostra azione presso la Uttargaya Public English Secondary School (UPESS), scuola comunitaria del distretto di Bidur. Nel 2021 Honey Gurug, che attualmente lavora come funzionaria della sanità pubblica in Nepal, occupandosi di progetti di supporto sanitario materno-infantile, ha avviato un lavoro di raccolta dati qualitativa su tematiche quali igiene, igiene mestruale e pulizia degli spazi. Tale lavoro ci ha permesso di identificare nuovi e importanti campi di intervento per il nostro progetto.
In base ai report stilati negli anni 2021-2022, all’interno di UPESS uno dei principali problemi riscontrati è la gestione dell’igiene mestruale. All'interno della scuola ci sono circa un centinaio di ragazze e bambine in età mestruale, delle quali la maggior parte denuncia difficoltà nell’accesso a dispositivi mestruali adeguati (come gli assorbenti) a causa del loro alto costo di mercato; la mancanza di acqua e di rubinetti porta, inoltre, ad una scarsa igiene personale che causa, a sua volta, malattie del tratto urinario e dell’apparato riproduttivo. Queste informazioni sono state reperite dall’esperta tramite focus group, interviste singole e analisi visiva degli edifici della scuola e dell’ostello e hanno portato ad un’analisi più approfondita del tema dell’igiene e della gestione mestruale all’interno della scuola e delle zone circostanti.
Secondo le stime della Banca Mondiale effettuate nel 2018, sono circa 500 milioni le donne che non hanno accesso ad un'igiene adeguata durante il periodo delle mestruazioni; tali dati sono stati riconfermati anche negli anni successivi da studi condotti in molti Paesi Europei, andando a definire questo fenomeno come Period Poverty. La drastica situazione economica molto spesso, in varie parti del mondo, non permette di comprare dispositivi adeguati, come assorbenti, coppette o intimo assorbente, e obbliga tante donne e ricorrere all’utilizzo di bende non sterili, cenere o foglie. Questo causa gravi problemi di salute e la diffusione di malattie. Anche in Europa spesso l’accesso agli assorbenti non è garantito a chiunque, considerando il costo elevato di tale dispositivo igienico. Ad esempio, in Italia la tampon tax è molto elevata con una percentuale del 10% su ogni dispositivo mestruale.
In alcuni paesi, tra cui il Nepal, su cui vorremmo concentrare la nostra attenzione, per molte ragazze le mestruazioni rappresentano un ostacolo alla partecipazione scolastica, soprattutto per l’inadeguatezza delle strutture igienico-sanitarie degli edifici, l’assenza di acqua per lavarsi o l’assenza di acqua pulita e, infine, lo stigma che spesso accompagna questo periodo del ciclo femminile.
In Nepal la gestione dell’igiene mestruale trova ostacoli sia da un punto di vista economico e strutturale, sia da un punto di vista sociale e religioso. Questo tema può rientrare nel quadro più ampio della violenza di genere, che in Nepal è ancora piuttosto diffusa: episodi di violenza domestica, violenza fisica ed economica.
Nella zona occidentale e centro-occidentale è ancora presente la pratica dello Chaupadi (l’isolamento delle donne o bambine con le mestruazioni, in capanne o luoghi isolati e lontani dalla casa). Questa pratica aumenta la vulnerabilità delle donne e ha gravi conseguenze sulla loro salute, a causa del freddo, delle malattie che derivano dal dormire in situazioni non igieniche, degli attacchi di animali o da parte di uomini. Nel 2005 lo Chapaudi è stato dichiarato illegale dalla corte suprema del Nepal, seppur questa pratica continuava, negli anni successivi, ad essere diffusa in molte zone. L’infermiera e attivista Radha Paudel, impegnata prevalentemente nella difesa dei diritti delle donne e dei diritti mestruali, riporta come questa dichiarazione del governo non fosse sufficiente poiché non impediva davvero la pratica dello Chaupadi, non imponendo nessun controllo e nessuna multa per gli uomini che obbligavano donne e figlie all’isolamento nelle capanne. Dopo l’aumento delle morti di donne o ragazze per questa pratica (come Tulasi Shani, morta il 7 luglio 2017 nella capanna per il morso di un serpente, o Lalsara Bika, 14 anni, morta lo stesso anno a causa di gravi malattie causate dal freddo dei quei cinque giorni di reclusione), dopo la denuncia dei maltrattamenti, degli stupri, delle violenze verbali che in tante hanno subito durante questi giorni considerati “impuri”, portate alla luce da molte attiviste e associazioni (come possiamo vedere nel documentario Blood Speaks. A Ritual for Exile di Poulomi Basu), il 9 agosto 2017 il governo nepalese ha dichiarato illegale la pratica dello Chaupadi e imposto una multa di 3000 rupie o tre mesi di reclusione per tutti coloro che avrebbero obbligato qualsiasi donna a questo isolamento.
Anche se oggi questa pratica è dichiarata illegale e in molti villaggi è stata bandita, non è del tutto abbandonata, infatti molte donne continuano a considerarsi “impure” durante i giorni del sanguinamento e decidono di auto-isolarsi. Questo evento dimostra come sia fondamentale lavorare per le realtà locali nepalesi, non solo sulle legislazioni, ma anche sulla cultura e sullo stigma, per avviare un cambiamento radicale. Ed è in quest’ottica che El Comedor Giordano Liva ha iniziato una collaborazione su questo tema non solo con esperte nepalesi, ma anche con una NGO locale.
Nel comune di Bidur, la situazione dei diritti mestruali è diversa rispetto alla zona occidentale. Le donne non sono costrette all’isolamento, ma possono andare a lavorare, andare a scuola oppure rimanere a casa. La cura dell’igiene mestruale e del diritto mestruale però è ancora messa in crisi da altri fattori: centrale quello economico, la povertà dilagante, e quello strutturale e idrico degli edifici.
Nel 2015 il terremoto ha colpito drasticamente il comune di Bidur e ha causato la distruzione di molti edifici. Le conseguenze del sisma a livello strutturale sono state disastrose, molte famiglie vivono ancora in abitazioni di fortuna e all’interno delle scuole spesso si riscontra l’assenza di edifici adeguati, e di conseguenza anche di edifici igienici. Spesso anche la mancanza delle porte dei bagni per la privacy non permette a molte bambine di andare in bagno per cambiare gli assorbenti e questo comporta, a causa del lungo contatto, infezioni varie delle vie urinarie. A tutto questo si aggiungono tutte le altre problematiche, di cui si è già detto.
Considerando questo quadro generale e le analisi condotte dalle esperte locali, si sono riscontrati quindi quattro problemi generali:
1) l’accesso generale a dispositivi mestruali igienici e sterili, la loro fornitura regolare per abbattere l’utilizzo di materiali non idonei, essenziali per garantire la salute fisica delle bambine e delle ragazze della scuola;
2) lo smaltimento degli assorbenti, che si lega ad un problema generale di smaltimento dei rifiuti e di cura e rispetto per l’ambiente circostante;
3) la consapevolezza, l’educazione alla salute sessuale e riproduttiva e ai propri diritti all’interno di questo ambito;
4) la presenza di un forte stigma nei confronti del periodo mestruale, che porta da una parte a pratiche di isolamento ed allontanamento, dall’altra all’alimentarsi di un stigma che genera senso di colpa, vergogna e solitudine. Tutto ciò, sommato alle difficoltà tecniche dovute alla povertà e alla carenza di edifici idonei, porta molto spesso all’abbandono scolastico o alla diffusione di malattie. Lavorare sulla cura e sull’igiene mestruale vuol dire, per noi, lavorare sul diritto all’educazione e su un accesso equo all’istruzione.
In base a questo quadro generale, nel 2022 abbiamo avviato una collaborazione con una NGO locale: UEMS. Le attività programmate e svolte nel corso del 2023 (come la realizzazione di assorbenti lavabili, che potete vedere nelle foto) su queste tematiche si sono arricchite della consapevolezza che non basta rendere accessibili gli assorbenti a tutte, pur essendo necessario, ma è fondamentale affiancare alcuni incontri di educazione di cura mestruale e di igiene mestruale condotti da associazione del territorio, in modo tale da lavorare anche sullo stigma e sul senso di vergogna e di conseguenza sull’autostima delle ragazze che vanno a scuola.
Essendo un tema complesso, che tocca e unisce vari aspetti sociali, dalla condizione femminile, alla religione, alla povertà e alla disponibilità idrica, bisogna continuare a lavorare su più fronti e su vari aspetti tramite la collaborazione necessaria di esperte locali o partner internazionali. Il nostro impegno su questa tematica è continuato anche nel 2024, dove abbiamo incrementato e migliorato i servizi igienici, organizzato laboratori di sensibilizzazione e corsi di formazione, grazie al supporto dei fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese e di Acque S.P.A.