Giordano Liva era uno studente universitario di appena 22 anni, quando venne ucciso nel 2001 da una patologia spietata, crudele e rapida. Ironico e tenero, aveva però avuto il tempo di definire un proprio sguardo lucido e critico sulle forme moderne di dominio e di sottomissione, specialmente tra Nord e Sud del mondo.
La madre, Antonella Masoni Liva, e il padre, Guglielmo, fecero tesoro dello sguardo del figlio e rovesciarono la tragedia della sua morte nell’etica operosa della solidarietà concreta. Nel tempo infinito del dolore: l’intuizione prima, il coraggio di reagire poi, infine la scelta e la realizzazione razionale di una impresa che rappresenta oggi un autentico modello di cooperazione internazionale.
Caracoto sta nel Sud andino del Perù, a 3.900 metri di altitudine. Là bambine/i e adolescenti soffrono da sempre di malnutrizione, patologie giovanili, conseguente abbandono scolastico. Padre Manuel Vassallo Pastor, teologo della Università Arequipa, sapeva che la missione cristiana di salvezza della Chiesa non può prescindere dall’emancipazione dei poveri, secondo la lezione di Gustavo Gutierrez, Helder Camara, i fratelli Boff – quei coraggiosi teologi della liberazione convenuti a Medellin nel 1968. Con l’amico Carlos Castillo, anch’egli teologo, intendeva davvero rendere il messaggio cristiano azione e prassi di liberazione dalla miseria.
Per vie impervie e casuali, il progetto della madre e del padre di Giordano si sono incontrati con i sogni dei Padri latino-americani e, così, nel 2002 è nata l’associazione El Comedor Estudiantil Giordano Liva (“comedor” vuol dir mensa, in lingua spagnola).
Bisognava procurare all’asilo di Caracoto un posto dove i bambini potessero mangiare, e in modo sano: una mensa per l’appunto. Sull’altipiano andino, un edificio fatiscente venne ristrutturato rapidamente con i fondi raccolti tra 400 soci italiani e tanti altri sottoscrittori; la mensa fu poi anche ambulatorio pediatrico, e i medici iniziarono a curare i bambini e educar le madri; partirono i primi volontari italiani (saranno cento in 20 anni). Nel tempo, si sono aggiunte la scuola primaria e la secondaria. L’Associación Civil peruviana dedicata a Giordano ha saputo estendere il proprio impegno, fondato sulla solidarietà dei privati e poi anche dei contributi ministeriali, nelle periferie delle città di Cusco e Juliaca, e qui il progetto educativo e nutrizionale (Institución Educativa Particular Giordano Liva) è stato assunto dall’Associazione Musuq Illary di Padre Humberto Bejar, successore di Manuel, dopo la sua morte.
La cooperazione internazionale era ormai divenuta cosa fatta e concreta già nel 2015. Ma qui non si è fermata. Forte di tal risultato, El Comedor è trasvolato nel 2018 all’altro capo del mondo, distretto di Nuwakott, nel Nepal devastato dal terremoto, per ricostruire la Uttargaya Public English Secondary School e applicare anche qui il proprio progetto di educazione alimentare ed igienico-sanitaria corroborato in Perù. Il piccolo laboratorio “solidarista” (è anche il nome della festa annuale) pisano di Antonella e Guglielmo è divenuto così un’esperienza globale, che prosegue di anno in anno anche grazie ai sostenitori che aderiscono al percorso di Sostegno a Distanza Comunitario.
Dal 2006 El Comedor offre anche una Scuola di lingua italiana qui in città: servizio straordinario destinato a donne (esiste anche un corso esclusivo per loro) e uomini migrati nel nostro paese alla ricerca di accoglienza e lavoro. Centinaia di migranti ne han già tratto il vantaggio dell’apprendimento, e gli studenti universitari italiani e altri cittadini di ogni età, che qui imparano a insegnare e a dialogare con culture altre, un’occasione preziosa di formazione. L’esperienza globale delle migrazioni è divenuta così linfa democratica in una città che della capacità di tutelare diritti e giustizia sociale ha più che mai bisogno.