Vite a giornata/2

Riprendiamo oggi l’analisi del rapporto di Medici Senza Frontiere sugli insediamenti informali in cui vivono i migranti che lavorano nelle campagne lucane. Questa volta ci concentreremo sull’aspetto sanitario.

Dal rapporto emerge che su 910 accessi alla clinica mobile di MSF, in 785 casi è stata diagnositicata una patologia, e in particolare:

  • dolori e infiammazioni muscolo-scheletriche dovute alle dure condizioni del lavoro svolto nei campi;
  • problemi gastrointestinali, dermatologici (con sporadici casi di scabbia), morsi di parassiti, infezioni respiratorie delle vie aeree superiori e inferiori, tutte problematiche mediche riconducibili alle condizioni di vita insalubri negli insediamenti informali. Sul totale dei beneficiari dell’orientamento socio-sanitario di MSF, la maggior parte delle persone (75%) ha dichiarato di avere un permesso di soggiorno o perché richiedenti asilo, o perché titolari di protezione internazionale o umanitaria o perché in possesso di permessi vari (casi speciali, lavoro, lungo soggiornanti).

Sul totale dei pazienti, 1 su 2 non aveva alcuna forma di accesso al servizio sanitario; alcuni per mancato rinnovo dell’iscrizione, altri per non esservi mai stati iscritti e per non essere mai stati in possesso di un codice STP (codice per Straniero Temporaneamente Presente).

Di cosa si tratta?

Secondo la legge tutti gli stranieri in possesso di un regolare permesso di soggiorno, fra cui i titolari di permesso per richiesta d’asilo, devono essere iscritti obbligatoriamente al Servizio Sanitario Nazionale. Alle persone straniere non in possesso di titolo di soggiorno, il SSN garantisce comunque
l’accesso alle cure attraverso l’erogazione di un STP che può essere rilasciato dall’azienda sanitaria locale ed ha una durata di 6 mesi rinnovabili.

Anche se la nostra Costituzione prevede e garantisce l’universalità del diritto alla salute, tantissimi sono gli ostacoli burocratici che i migrati incontrano nell’accesso al SSN e che lo rendono un diritto negato.
I principali motivi del mancato accesso riscontrati sono:

  • Impossibilità di rinnovare la tessera sanitaria per l’impossibilità di eleggere una residenza.

Teniamo presente che non poter rinnovare la tessera sanitaria comporta molti altri problemi: spesso è l’unico documento che attesta il codice fiscale e, se scaduta, può rappresentare un ostacolo all’accesso anche ad altri servizi, come ad esempio ritirare soldi in banca.

  • Impossibilità di assegnazione del medico di famiglia per frequente mobilità.

Infatti anche chi era in possesso di una tessera sanitaria aveva incontrato problemi nell’assegnazione del medico.

In Italia per le persone temporaneamente soggiornanti in un luogo diverso da quello di residenza per motivi di lavoro, di studio o di salute, è prevista la possibilità di assegnazione temporanea del medico di base certificando alla ASL di zona il motivo del soggiorno.
Nel caso della ASL di Matera ( come di tante altre) per l’assegnazione viene richiesto un contratto di lavoro di almeno 3 mesi e una certificazione di domicilio. Si tratta di condizioni che di fatto escludono la maggior parte dei lavoratori stagionali che vivono negli insediamenti informali e che hanno lavori estremamente precari.
Tutto ciò comporta l’impossibilità d’accesso alle cure, se non rivolgendosi al pronto soccorso, anche nei casi non effettivamente urgenti. Tra parentesi, la difficoltà nell’assegnazione del medico di famiglia è un problema che non
riguarda solo le persone di origine straniera ma anche i cittadini italiani che si spostano da una regione all’altra.

Negli ultimi anni la crescita del numero di persone che si spostano frequentemente sul territorio italiano per ragioni di lavoro o studio ha messo a dura prova il sistema sanitario ed ha contribuito a sovraccaricare i servizi di pronto soccorso.

Sulla base dell’intervento realizzato nelle campagne della Basilicata, Medici Senza Frontiere raccomanda alle autoritá locali di:

“Promuovere l’accesso al sistema sanitario e la relativa assegnazione del medico di base per le persone esposte a mobilità sul territorio come ad esempio i lavoratori agricoli stagionali.

Abbattere le difficoltà di accesso al sistema sanitario da parte delle persone di origine straniera attraverso l’attivazione di ambulatori di medicina nei territori in cui si registra una forte presenza di stranieri

Attivare servizi di mediazione linguistica-culturale nelle strutture sanitarie e definire programmi di formazione per il personale socio-sanitario sull’approccio interculturale”

per saperne di più
https://www.medicisenzafrontiere.it/wp-content/uploads/2020/01/RAPPORTO-2019-BASILICATA.pdf