La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha proposto la scorsa settimana alla maggioranza di governo un testo che prevede dei cambiamenti delle norme previste dai cosiddetti Decreti Sicurezza.
La Ministra ha precisato che d’ora in poi non si parlerà più di Decreti su Sicurezza ed Emigrazione, ma che i due temi verranno trattati separatamente. Il che rappresenta certamente un approccio più corretto alla questione. Esaminiamo in dettaglio le modifiche proposte dalla Ministra, astenendoci per il momento da qualsiasi giudizio di merito.
Le multe alle Ong
Vengono eliminate le esorbitanti sanzioni contro le navi delle Ong che violano i divieti di ingresso in acque territoriali italiane. Il Decreto Sicurezza bis prevedeva una multa fino a 1 milione di euro e già il Presidente Mattarella la aveva definito spropositata rispetto al “reato” commesso: ora si torna alle sanzioni originarie da 10 a 50.000 euro.
C’è da dire comunque, a suo merito, che Luciana Lamorgese, da quando è Ministro degli Interni, non ha mai firmato dei divieti di ingresso per le navi delle ONG, ovvero non ha mai applicato la norma introdotta dal primo decreto sicurezza, attraverso la quale si impediva alle navi umanitarie con a bordo immigrati soccorsi nelle zone di ricerca e soccorso libica o maltese di sbarcare nei porti italiani.
Viene proposta anche l’abolizione della norma che consente la confisca delle navi già alla prima violazione del divieto di ingresso in acque italiane e la definizione precisa della tipologia di imbarcazioni a cui possono essere applicate le sanzioni.
La protezione speciale
Salvini, come sappiamo, aveva abolito la protezione umanitaria. La nuova ministra non ne ha proposto la reintroduzione ma, a causa dell’enorme numero di irregolari prodotto in un anno e mezzo da tale provvedimento e del numero irrisorio di rimpatri effettuati, con le conseguenti ricadute sul sistema di accoglienza e sulla sicurezza, ha avanzato la proposta di
ampliare le cosiddette protezioni speciali, al momento limitate a condizioni di salute gravi, atti di particolare valore civile, vittime di violenza o sfruttamento o di calamità naturali.
Ne usufruirebbero anche le persone con disagio psichico, in condizioni di vulnerabilità, le vittime di tratta, le famiglie con figli minori e le donne in stato di gravidanza.
L’anagrafe per i richiedenti asilo
Luciana Lamorgese ha proposto di tornare a riconoscere il permesso di soggiorno per richiedente asilo come titolo sufficiente per l’iscrizione all’anagrafe e dunque il diritto a godere di tutti i servizi legati alla residenza, dalle prestazioni sanitarie alla possibilità di aprire un conto in banca.
Il divieto di iscrizione all’anagrafe era stato già considerato illegittimo da numerosi tribunali che hanno accolto i ricorsi presentati dai richiedenti asilo; molti sindaci non lo hanno applicato nei comuni da loro amministrati e tantissimi altri da mesi chiedono di cancellarlo.
La cittadinanza
La proposta di Lamorgese è di tornare alla vecchia norma che prevedeva 24 mesi a partire dal compimento del diciottesimo anno di età (e con il sistema del silenzio assenso) come termine ultimo per espletare tutti gli atti per la concessione della cittadinanza ai figli di cittadini stranieri. Il decreto sicurezza aveva invece raddoppiato fino a quattro anni il termine per la conclusione dell’iter burocratico costringendo ragazzi nati e cresciuti in Italia ad attendere fino a 22 anni per poter diventare cittadini italiani.
Queste in sintesi le proposte avanzate: siamo molto lontani da ciò che le associazioni di volontariato che intervengono nel campo dell’accoglienza ai migranti chiedevano da tempo, cioè l’abolizione tout court dei decreti Sicurezza, eppure sembra che all’interno del Governo ci sia chi pensi che già così si stia concedendo troppo a migranti.
In un prossimo articolo cercheremo di analizzare i vari punti di criticità di queste proposte (che in ogni caso, va detto, rappresentano un approccio più umano al problema dell’immigrazione) e daremo conto del dibattito all’interno del governo.