Oggi nella nostra rubrica preferiamo lasciare spazio ad un articolo de La Repubblica pubblicato il 21 Novembre e relativo ai rapporti tra Italia, Unione Europea e Libia:
L’Italia, ma anche l’ Unione europea, sono responsabili per le morti e le sofferenze dei migranti riportati indietro dalla guardia costiera libica durante le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo”.
Sono gravissime le accuse contenute in una memoria depositata alla Corte di Strasburgo dalla commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic in un procedimento che vede l’Italia sul banco degli imputati.
Il ricorso è stato intentato da 17 migranti che si trovavano su un gommone con circa 150 persone che il 6 novembre 2017 è stato intercettato dalla nave Ras Jadir della guardia costiera libica che, secondo le testimonianze, con le sue manovre ha causato la morte di numerosi migranti.
Secondo i 17 sopravvissuti, l’Italia, permettendo alla nave libica di prendere parte all’operazione, si è reso direttamente responsabile non solo per quanto è accaduto in mare, ma anche delle sofferenze causate a coloro che sono stati ricondotti in Libia.
Nel testo di nove pagine il commissario critica duramente la decisione dell’Italia e di Bruxelles di collaborare con la Libia nella gestione dei flussi migratori. “Gli Stati individualmente e collettivamente, anche in quanto membri dell’Unione europea, hanno condotto dal 2014 una serie di azioni interconnesse che hanno reso molto più probabile l’intervento della guardia costiera libica nelle operazioni di intercettazione dei migranti nel Mediterraneo e hanno quindi fatto aumentare le probabilità che siano riportarti in Libia – scrive la commissaria – Questo è stato fatto nonostante gli Stati sapessero, o avrebbero dovuto sapere, che lì i migranti sono spesso sottoposti a tortura, maltrattamenti e altre gravi violazioni dei loro diritti”.
Infine il commissario mette in dubbio la capacità del centro di coordinamento dei salvataggi di Tripoli e della guardia costiera libica di condurre le operazioni nel rispetto degli standard internazionali e quindi afferma che in base alla legge marittima soprattutto l’Italia, ma anche gli altri Stati, non dovrebbero ‘delegargli’ il compito di andare in aiuto dei naufraghi.